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Le barriere alla comunicazione: soluzionare

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Continua l'approfondimento dentro quelle modalità comunicative che a causa della loro struttura possono divenire ostacolo nel processo relazionale. Nel corso delle scorse settimane abbiamo affrontato le prime due lettere dell'acronimo V.I.S.S.I., con la V di Valutare e la I di Indagare. In questo nuovo articolo è la volta della S di Soluzionare . Con che cosa ha a che fare questo tipo di atteggiamento? Da dove nasce?  Partendo dall'assunto per cui l 'indole umana è volta alla sopravvivenza della specie, possiamo dire che nessuno si sottrarrebbe mai dall'aiutare un prossimo che sta chiedendo aiuto. A chi non è mai capitato di dare una mano? Si tratta di una dinamica che viviamo quotidianamente, in entrambi i ruoli. Ciononostante, vi è mai capitato di pensare a quante volte nel dare una mano si tende a sostituire il nostro agire a quello dell'altra persona? Esempio pratico. Luca, 11 anni, primo anno di scuole medie. Il suo papà è professore di fisica q

Le barriere alla comunicazione: indagare

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Nell'articolo del 12 gennaio ( https://nuovaeducazione.blogspot.it/2018/01/le-barriere-alla-comunicazione-valutare.html ) abbiamo cominciato un excursus in direzione di quegli atteggiamenti in grado di ostacolare pericolosamente la comunicazione tra noi e gli altri, a partire dalla prima lettera dell'acronimo V.I.S.S.I. (V di valutare). Oggi è la volta della I di indagare . Si tratta di un atteggiamento molto particolare, in quanto nasce solitamente dal desiderio di saperne di più riguardo quello che l'altro ci sta raccontando, e non ha dunque l'intenzione di voler frammentare il processo comunicativo. Ciononostante questo è proprio quello che si verifica. Come? Tutto parte sempre dalla comunicazione tra due persone, che fungono da mittente (chi parla) e destinatario (chi ascolta). Nel momento stesso in cui la persona da voce alle sue emozioni, entra in uno schema comunicativo chiaro, dove sono ben distinti il tema principale e le relative sfumature che si desider

Le barriere alla comunicazione: valutare l'altro

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V.I.S.S.I. Non è solo il passato remoto del verbo "vivere". Anni e anni di studi ed approfondimenti scientifici sul tema della comunicazione interpersonale, ci lasciano in eredità questo acronimo ricco di significato per quel che riguarda la presa di coscienza di quegli atteggiamenti che ostacolano il buon flusso comunicativo tra esseri umani. Valutare. Indagare. Sostenere (eccessivamente). Soluzionare. Interpretare. Tutto (o buona parte di) ciò che pone una barriera quando si parla con l'altro, e che portiamo avanti come un retaggio da intere generazioni. Eredità dei nostri genitori. Dei nostri nonni. Dei nostri bisnonni. Cementata da decenni di messaggi mass mediatici e culturali. Che mettiamo in atto in maniera naturale senza rendercene conto. Si tratta infatti di strutture linguistiche e di pensiero che appartengono al modo comune di porsi nei confronti degli altri, e che affondano facilmente le loro radici nella nostra quotidianità. Utilizzeremo questo spazio p

Empatia: arma a doppio taglio

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"Un po' di empatia: mettiti nei suoi panni" Nel precedente articolo ( http://nuovaeducazione.blogspot.it/2018/01/educatore-professionale-questo.html ) ho fatto accenno all'empatia come una di quelle qualità indispensabili per qualunque educatore, specificando che la mala interpretazione che spesso si ha di questa competenza (solitamente) innata e (spesso) allenabile, può far volgere qualsiasi relazione umana in una direzione piuttosto che in un altra. Il più delle volte si ha dell'empatia una concezione positiva: è questa infatti che mette un individuo nella condizione di allinearsi in maniera più autentica allo stato d'animo del suo interlocutore. "Avere empatia" viene considerata oggi una qualità importante, e lo è ancor di più se si svolge una professione in cui ci si relaziona all'altro per soddisfare una richiesta di aiuto. Ma cosa succede quando non si conosce il territorio di riferimento del posto in cui ci troviamo? Il rischio è d

Educatore professionale, questo sconosciuto

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Educatore professionale. Ultimamente se ne sente parlare sempre di più, e poco alla volta diventano sempre di più le persone che (anche fuori dai contesti formativi e lavorativi di riferimento) ne riconoscono il valore sociale oltre che l'impatto che questo può avere sulle nuove generazioni. La storia ci ha lasciato meravigliosi retaggi teorico-pratici elaborati da importanti autorità educative (Montessori, Rousseau, Pestalozzi, Don Bosco...) divenute d'esempio e di riferimento per tutte le società postume. Educatori che supportavano e nutrivano la crescita della società con la loro competenza e infinita passione.   C hi sia però l'educatore nel 2018 è qualcosa di non chiaro, permeato da un alone di generale incertezza.  Lo si può definire come un vero e proprio professionista dell'educazione, arrivato a laurearsi in Scienze dell'Educazione attraverso un percorso formativo triennale (minimo), con tutti gli oneri che questo richiede (esami orali e scritti, tiro